Ottimismo & Pessimismo
di Ciro Discepolo
In tale ambiente, come in qualsiasi altro ambiente del nostro pianeta, convivono uomini e donne di intelligenze, razze, genìe, temperamenti e sensibilità diversi.
Ci sono alcuni, soprattutto tra i medici e gl'infermieri, il cui comportamento stride alquanto con questo lazzaretto dei tempi moderni: costoro sfoderano, sempre, un sorriso a trentadue denti, danno delle grosse pacche sulla spalla dei pazienti (la maggior parte terminali e alle ultime settimane di vita), raccontano loro storielle divertenti, assicurano che non c'è da preoccuparsi e che tutto procede per il meglio: sono degli ottimisti?
No, sono degl'imbecilli.
Non occorre chiamarsi Sigmund Freud per comprendere che i pazienti, largamente consapevoli del proprio stato di salute, vedono come tentativi stupidi e squallidi queste esibizioni da improbabili guitti da reparto oncologico.
Georges Bernanos ha scritto: "L'ottimismo è una falsa speranza a uso dei vili e degli imbecilli (La liberté pour quoi faire)".
Conosco altri medici, meno brillanti e meno giullari, che, spesso, guardando fisso negli occhi un paziente, gli dicono: "Lei sta rovinato, ha uno strato enorme di catrame sui polmoni. Rischia fortemente la vita, ma se mi darà ascolto, se smetterà di fumare e se si curerà secondo i miei consigli, potrà salvarsi". Questi medici che la superficialità e l'ignoranza dominanti oggi in ogni strato sociale della società etichetterebbero semplicemente come dei "pessimisti", sono, fortunatamente, tra le persone che pensano e che agiscono anche, salvando tante vite umane.
Anche tra noi astrologi esistono gli ottimisti e i pessimisti.
Qualcuno - per esempio - in materia di Rivoluzioni solari o di Rivoluzioni solari mirate, settori nei quali ha conoscenze più o meno equiparabili alle mie nel campo dell'alfabeto cinese, domanda: "Ma saranno vere tutte quelle fregnacce di Discepolo, mettiamo su di un Marte in prima Casa?". E qualcun altro, ancora più ignorante del primo in materia, ma di pari grado in fatto di ottimismo-imbecillità, risponde: "Non gli dar retta: Marte in prima fa crescere il pelo in petto agli uomini e fa rassodare il seno alle donne. Una mia amica si è anche sposata con una posizione del genere [cosa c'entri, poi questo, è tutto da comprendere]".
Nell'album dei ricordi più belli ottenuti mandando decine di migliaia di persone a trascorrere il compleanno lontano da casa, ci sono bambini nati a coppie che non riuscivano ad averne, persone che si sono finalmente felicemente sposate dopo anni e anni di solitudine, uomini e donne realizzati professionalmente dopo lustri di sacrifici frustrati e frustranti.
Quando espongo una situazione ad un consultante, non mi preoccupo se ciò che sto per riferirgli sarà giudicato "ottimista" o "pessimista", ma bado di più a prospettargli una soluzione, dei fatti, per tentare di far uscire vincente, chi mi sta di fronte, da quella contingenza.
Allora, se a mezzo del mio "pessimismo", riesco a contribuire a far vivere meglio la gente, mi chiedo: "È meglio essere ottimisti o pessimisti?".
E poi, mi domando ancora: "Può un pessimista mandare migliaia di persone all'anno a trascorrere il compleanno in un altro continente?". E siamo sicuri che una persona del genere sia un pessimista? O dobbiamo cambiare il dizionario della lingua italiana? O, inoltre, la cosa si può spiegare poi con il fatto che masse ancor più omologate, e simili a raggruppamenti di capre, aprono la bocca ed emettono suoni senza avere prima acceso il cervello?
Allora preferisco pensarla come Jacques Bainville (Lectures): "L'ottimismo è la fede delle rivoluzioni [anche quelle solari]".
Dagl'imbecilli ci salvi Dio.
Ciro Discepolo