cirodiscepolo.it

Ciro Discpolo | Articoli | Spazio Morpurgo | Urano, il signore della scienza sperimentale

 



Urano, il signore della scienza sperimentale
di Fabrizio Cecchetti


Grazie soprattutto al geniale lavoro di interpretazione dialettica della nostra compianta Lisa Morpurgo, abbiamo avuto modo di focalizzare quali siano le radici simboliche più profonde del pianeta Urano.

Partendo dalla simbologia forse più facilmente riscontrabile in un tema natale, cioè dalla capacità individuale di decidere e di realizzare, per poi proseguire con quelle più prosaiche, come il senso pratico-opportunistico e l'abilità manuale, la nostra grande maestra ci ha fatto comprendere, o per lo meno intuire, che dietro ad Urano si cela anche qualcos'altro: ossia, una vera e propria concezione mentale della realtà.

Ci riferiamo, in particolare, all'orientamento mentale che tende a vedere il mondo come una sorta di grande macchina, composta di tanti ingranaggi e rotelline, ognuno dei quali con la propria precisa funzione.

Si tratta, appunto, dell'approccio intellettuale meccanicista, il più convinto, tra quelli oggi diffusi, di poter risolvere qualunque problema (anche puramente teorico) agendo soltanto sulle cause più immediate che provocano il problema stesso.

Urano, esattamente come tale mentalità, ci spinge a considerare la concatenazione di causa ed effetto come qualcosa di inseparabile dagli eventi stessi. Nonostante ciò, il pianeta e il corrispettivo atteggiamento intellettuale, sembrano dedicare la massima attenzione a questa successione solo fino a quando essa non si disperde nelle sue diramazioni più remote, sia quelle provenienti dal passato, che quelle dirette verso il futuro. Il pianeta, infatti, induce ad opporci al fatalismo e all'inerzia rappresentati dalla Luna, sua antagonista per schema, e ci stimola insomma a "fare urgentemente qualcosa" laddove fosse necessario, qui nel presente.

Forse è proprio questo il motivo per cui noi esseri umani, gli abitanti più "uraniani" della Terra, abbiamo sempre cercato di ricavare attivamente e non passivamente dalla nostra realtà ambientale le opportune conoscenze pratiche di sopravvivenza.

Anche se spesso solo per gioco, la nostra specie ha sempre cercato di fare delle prove e degli esperimenti con le cose intorno a lei che più la incuriosivano (Urano esaltato in trasparenza nei Gemelli - giocosità).

Fin dall'inizio della sua evoluzione, l'Uomo ha sfruttato la prensilità delle sue prodigiose mani uraniane, ormai affrancate dalla necessità di sostenere il peso del corpo, e quindi libere di raccogliere qua e là oggetti di vario tipo, come rami, pietre o resti ossei di altri animali.

Ognuno di questi oggetti, ovviamente, aveva caratteristiche e proprietà materiali, come ad esempio la pesantezza, la durezza e l'incisività, cose da scoprire prima ancora di poter essere utilizzate e poi trasmesse culturalmente.

Solo dopo questa lunga fase di goffa manipolazione, di lente e ripetute osservazioni, nel cervello dei nostri antichi progenitori si chiarirono finalmente i rapporti di causa ed effetto più elementari connessi agli oggetti raccolti e così pure gli usi che se ne potevano trarre (Urano esaltato in Vergine - laboriosità).

Procurarsi il cibo, difendersi dai predatori e dal freddo erano delle necessità così difficili da espletare con le proprie forze, che i nostri antenati preistorici si sarebbero estinti se non si fossero messi a sfruttare sistematicamente le scoperte compiute durante i loro giochi ricreativi.

Da quel momento in poi, però, la nostra specie fu sempre meno in grado di soddisfare i propri bisogni senza l'ausilio di strumenti che, a seconda dei casi, potenziavano e/o miglioravano l'efficienza del suo corpo.

Così ché, la stessa capacità tecnologica che sbalzò rapidamente l'Uomo, da una funzione di umile "spazzino" e trafugatore di uova nelle savane africane, a quella di dominatore e tiranno del pianeta Terra (Urano domiciliato in Capricorno - autorità), lo rese paradossalmente anche la più vulnerabile delle creature viventi (per compensazione al Cancro - passività).

Per conservare se stesso e il suo potere egli deve, ormai, continuamente escogitare qualcosa, non più per adattarsi biologicamente alla Natura che cambia, ma per adattare tecnologicamente quest'ultima a se stesso (Urano domiciliato in Aquario - ingegnosità).

E non si tratta semplicemente di inventare utensili e macchine, nel corso del tempo sempre più sofisticati, fatti per adempiere a banali compiti di routine (vedi i verginei robot industriali), ma per poter strappare alla Natura anche i suoi più intimi segreti, che sono spesso anche quelli più minacciosi ed inquietanti.

La lotta, che si è innescata negli anni recenti, per sconfiggere la "peste del 2000", ossia l'AIDS, ne è un esempio eclatante.

Nonostante le spettacolari conquiste tecnologiche e scientifiche del nostro secolo, è soltanto a partire da Galileo, come sappiamo, che l'Uomo ha assunto in gran conto un metodo d'indagine decisamente induttivo, cioè impegnato esclusivamente ad incasellare i dati di fatto via, via raccolti in un mosaico di rigidissime formule matematiche. Ossia, lo stesso che gli ha dato il potere attuale.

Da quel momento in avanti, l'Uomo non poté più fare a meno di tutti quegli strumenti di osservazione e misurazione che esaltano in modo stupefacente i suoi stessi organi sensoriali. Prendiamo, come primo esempio, l'invenzione galileiana del cannocchiale astronomico, risalente al 1609. Urano, quell'anno stava transitando in Gemelli, favorendo la simbologia dell'avvicinamento tecnico e in questo caso "ottico", del lontano, rappresentato dall'asse Gemelli - Sagittario, ma soprattutto dai Gemelli.

Dal terzo segno dello Zodiaco all'altrettanto uraniana Vergine, il passo è relativamente breve. Segno, il sesto, infatti, tra i più propensi dello Zodiaco a valutare la realtà con meticolosa precisione, a commensurare gli oggetti e gli eventi secondo un'unità di misura convenzionalmente pre-definita.

Il desiderio vergineo di osservare il mondo fin nei minimi particolari lo si può riscontrare anch'esso in tanti episodi ben documentati dalla storia della scienza. Uno di questi, facilmente databile e quindi utile ai nostri fini, è di certo l'uso scritto del nome "microscopio". La prima testimonianza in questione è racchiusa in una lettera scritta nel 1625 da un certo Johannes Faber al principe Federico Cesi, fondatore tra l'altro dell'Accademia dei Lincei, ben noti per la loro "acutezza" visiva (grazie ai nuovi strumenti ottici) e soprattutto mentale.

Giove-parola-vista, per la cronaca, quell'anno stava solcando la Vergine, mentre Urano lo avrebbe seguito nello stesso segno l'anno dopo. Nel 1630, durante questo transito uraniano, fu anche pubblicata la prima illustrazione a stampa di oggetti osservati con l'aiuto del microscopio stesso.

Per quanto riguarda, poi, la mania verginea di misurare ogni cosa, troviamo un esempio significativo in un altro transito di Urano in Vergine due secoli dopo (1879-1885), periodo nel quale si era cercato, per l'ennesima volta, di fissare una più esatta definizione dell'unità di misura fondamentale. Il risultato che ne derivò fu il metro campione in platino-iridio, conservato ancora oggi a Sèvres, presso Parigi.

Grazie al progressivo miglioramento degli strumenti d'indagine e di misurazione, la Natura, ovviamente, ha continuato a svelare all'Uomo aspetti di sé sempre più sbalorditivi e, almeno per gli scienziati più rigidamente meccanicisti, addirittura disorientanti.

Un esempio spettacolare di questo disvelamento lo abbiamo avuto negli anni Venti del nostro secolo, quando la fisica fu profondamente scossa da una scoperta sconcertante : l'indeterminatezza intrinseca delle particelle sub-atomiche.

In altre parole, la fisica sperimentale verificò che nel regno dell'immensamente piccolo esiste una sorta di vaghezza irriducibile che non dipendeva da una scarsa conoscenza dei dati di partenza, ma dalla sua stessa natura fondamentale.

Consultando il libro delle effemeridi come fosse un romanzo in codice, ci si accorge, peraltro con un misto di piacere e timore reverenziale, che la grande ruota del Tempo zodiacale segnava in quel periodo un transito di Urano nei Pesci . Un passaggio di Urano che, come si può notare, si verificava nella zona dello Zodiaco esattamente opposta a quella che lo vide testimone della fissazione ufficiale dell'unità di misura fondamentale quarant'anni prima !

Traducendo l'evento celeste in termini più leggibili, possiamo affermare che il soggiorno di Urano nel segno dei Pesci, tra il 1920 e il 1927, aveva provocato negli ambienti della fisica un ribaltamento di quelle stesse certezze concettuali che erano state alla base della ridefinizione verginea dell'unità di misura fondamentale, tra il 1879 e il 1885.

Uno sconvolgimento che incrinava quella fiducia, cieca ed irrazionale, nella capacità della scienza di poter sempre determinare le coordinate spazio-temporali degli oggetti fisici, tipica di una mentalità verginea (vedi il principio d'indeterminazione di Heisenberg, 1927).

Cosa ancora più grave, questo stesso passaggio di Urano sembrò vanificare la speranza utopica, sempre verginea, di conoscere e quindi poter controllare e forse manipolare, il divenire di ogni singola entità dell'Universo, solo in base ai dati di partenza e alle leggi naturali.

Per ovviare a questo imbarazzante ed inatteso impatto con la realtà, la fisica affidò le sue residue possibilità di comprensione alla meno precisa delle misurazioni: quella statistica. La nuova teoria che ne derivò fu chiamata ancora meccanica, ma con l'appellativo per molti "fastidioso" di quantistica.

Questo evento scientifico, per quanto clamoroso, non dovrebbe sorprendere più di tanto noi astrologi. Negli anni Venti, Urano compiva il suo ottantennale soggiorno nel suo segno di caduta: i Pesci.

Quindi, il pianeta doveva conoscere la resa del suo inveterato meccanicismo (ma anche di altre sue simbologie), retaggio del segno della sua esaltazione (la Vergine), di fronte al dischiudersi di un mondo stranissimo e folle, come quello sub-atomico (riconducibile evidentemente ai Pesci).

Al cospetto di tale ultra-microscopico livello della materia, infatti, si deve ammettere l'estrema relatività del concetto uraniano di causa-effetto, in altre parole non si è affatto sicuri che in questo luogo piccolissimo ad ogni azione precisa di un oggetto quantistico corrisponda una conseguenza altrettanto precisa.

In questo regno infinitamente piccolo tutto diventa pescianicamente incerto, vago o, al limite, probabile, tale, cioè, da spiazzare anche il più organizzato determinismo sperimentale. Urano, specie nella sua dimensione verginea, in questo caso si rivela completamente inutile nello sbrogliare problemi di misurazione e comprensione della Natura. Anzi, per certi aspetti, riesce a falsare, o meglio a condizionare, senza scampo l'oggetto stesso dei suoi esperimenti e, di conseguenza, i risultati delle sue osservazioni.

Nello strano mondo quantistico racchiuso in ogni singolo atomo della materia che ci circonda e di cui noi stessi siamo fatti, il meccanicista e sperimentalista Urano si ritrova, simbolicamente, in uno stato di caduta, uno stato che tanto assomiglia al "sonno" lunare di un feto passivamente in attesa di un evento che decida il suo futuro destino...

Fabrizio Cecchetti

Pubblicato nel numero 36 di Ricerca '90

 

home | contact