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Ancora su Lisa Morpurgo
di Rosanna Zerilli


Ho letto con interesse il numero 35 di Ricerca '90 quasi interamente dedicato a Lisa Morpurgo, e sento il bisogno affettivo di aggiungere anche la mia alle altre testimonianze di chi l'ha conosciuta e apprezzata.

Correva l'anno 1972: ad Aalen, una cittadina che deve essere stata gradevole prima dell'industrializzazione selvaggia che ha colpito la Germania quanto gli altri luoghi del mondo: un paesaggio quasi alpino, con alberi, piccole case di legno, un centro orrendamente cementificato e un laghetto, ahimè!, la cui superficie era interamente coperta di uno strato bituminoso di colore bruno-verdastro...

Eravamo al Congresso Internazionale di Astrologia organizzato ad Aalen, sua città, da Reinhold Ebertin. Fu lì che ci incontrammo per la prima volta: subito, attratte da simpatia reciproca, cominciammo a chiacchierare fittamente in francese, insieme con Jaques Hallbronn, allora giovanissimo, che ho recentemente reicontrato a Parigi in veste di editore di una specie di "Chi è?" dell'astrologia francese, un testo molto utile per districarsi nella selva di astrologi francesi sempre in aumento.

Lisa, che non aveva ancora pubblicato il suo primo libro, ci illustrò i punti salienti delle sue innovative teorie in materia, e io le espressi subito la mia ammirazione per il modo veramente nuovo con il quale ella trattava la difficile materia. Eravamo seduti ad un tavolino di un piccolo bar, davanti ad una tazza di caffè, ed ella ci disegnò in modo chiarissimo la sua visione dello zodiaco su un tovagliolino di carta...

Era una bella donna, elegante, con i capelli corti di un bel colore sale e pepe, e il suo spirito e la sua intelligenza balzavano a prima vista all'attenzione dell'interlocutore. Io ero già nota come astrologa, perché scrivevo da qualche anno su Tempo Illustrato, un settimanale allora molto diffuso dove tenevo una rubrica di corrispondenza con i lettori, e Lisa mi conosceva. Iniziò tra noi una amicizia sincera, fatta di scambi di idee sia astrologiche che di carattere generale, e io apprezzai anzitutto la sua ottima cultura. Lei allora era redattrice della Casa Editrice Longanesi, che pubblicò successivamente i suoi libri, aveva già pubblicato un romanzo, conosceva bene oltre al francese anche l'inglese, lo spagnolo e un pò di tedesco, se ricordo bene. Era insomma, prima che una astrologa, una donna di cultura, condizione necessaria per potersi dedicare con dignità all'astrologia. Ricordo la passione con la quale sosteneva le sue tesi innovative, che mi conquistò.

La nostra amicizia continuò epistolarmente e telefonicamente, lei a Milano e io a Roma, e quasi un anno dopo il nostro primo incontro lei mi mandò la prima copia del suo libro, che io recensii con entusiasmo su Tempo Illustrato.

Quando, qualche anno dopo, nacque la rivista ASTRA, il direttore Giuseppe Botteri mi consultò circa la scelta dei collaboratori, io ovviamente indicai il suo nome tra i primi, oltre a quello di Ciro Discepolo, Clara Negri, Rosita Cardano, e altri. Immagino che ricorderete la rubrica di previsioni finanziarie da lei redatta con spirito estroso su ASTRA per qualche anno. Ci rivedemmo regolarmente a Campione d'Italia, dove ASTRA organizzò per alcuni anni manifestazioni annuali di divulgazione dell'astrologia dove furono invitati, su mio suggerimento, nomi di prestigio internazionale come André Barbault (ancora quasi ignoto in Italia), l'elegante coppia Julia e Derek Parker e molti altri. Lisa era diventata famosa, era sempre bella ed elegante, e il suo spirito, spesso caustico ma sempre azzeccato, la rendeva la compagna di tavola e di conversazione più ricercata per gli stimoli sempre originali che ella sapeva risvegliare in chi sapeva ascolarla.

Con il passare degli anni il suo successo aumentò e i suoi libri, sempre innovativi e pieni di spunti intelligenti, ottennero il meritato successo, portandola alla ribalta dell'interesse astrologico non soltanto italiano.

La nostra amicizia continuava, alimentata da frequenti telefonate, sempre affettuose e spiritose, ed io continuai a leggerla sia sui suoi libri che nei vari giornali dove ella scrisse, sempre interessata alle sue originali osservazioni, apprezzando la sua acutezza di giudizio, anche se talvolta non ho difficoltà ad ammettere di non essermi trovata d'accordo con alcune sue tesi.

È ancora presto per formulare un giudizio complessivo della sua opera nel contesto della cultura astrologica italiana, ma non vi è dubbio che il suo contributo è stato notevolissimo. A prescindere dalla validità delle sue idee, spesso talmente innovative da sembrare prive di buon senso, ciò che mi ha sempre colpito in lei è la sicurezza e lo stile letterariamente impeccabile con i quali le ha sapute esporre nei suoi libri, il suo coraggio nell'affrontare a viso aperto ogni critica, la sua spregiudicatezza nei giudizi anche non strettamente astrologici.

Non posso tacere in questa occasione su un episodio che non conoscevo, che ho letto con stupore nel n. 35 di Ricerca '90.

Nel "Io ricordo" di Ciro Discepolo vi è un accenno ad una riunione tra "astrologi noti di tutta Italia" in cui fu denunciato un suo presunto plagio da un non meglio definito autore francese degli anni 30 della sua teoria sui pianeti transplutoniani. È opportuno qui chiarire che il non meglio definito "astrologo degli anni 30" è Léon Lasson, autore di un testo dal titolo "A la recherche des Planètes transplutoniennes", pubblicato nel 1955 e non negli anni 30. Nel capitolo sui pianeti transplutoniani l'ho citato nel mio recente "Astrologia di Horus" precisando che in Francia le teorie di Lasson non ebbero seguito, mentre furono elaborate con successo da Lisa Morpurgo nelle sue opere. La cosa è nota anche ad André Barbault, che la commemora nel n. 122 de "L'Astrologue", con queste parole: "riprendendo la tesi di Lasson secondo il quale ai dodici segni devono corrispondere dodici astri, come pure la simbologia dei pianeti ipotetici X e Y, si era dedicata ad un progetto di smisurata ambizione di ristrutturazione del cosmos astrologico, investendolo per di più di una prestigiosa codificazione genetica...".

Non comprendo come mai "astrologi noti in tutta Italia" possano aver trovato disdicevole che una studiosa italiana abbia avuto presenti le teorie di uno studioso francese di qualche anno precedente...

Forse lo stupore è da addebitarsi alla mancata citazione da parte della studiosa del nome di Léon Lasson?

A questo proposito, sento il diritto-dovere di fare chiarezza: sul reato di plagio, la discussione sia in senso strettamente giuridico che dal punto di vista del buon senso, è aperta da tempo. È un plagio un motivo musicale che contenga una sequenza già sentita, magari in una sinfonia di Mozart? È un plagio citare la teoria della relatività senza nominare Einstein? Ma via! Il sapere, quando è davvero tale, si forma anche nell'inconscio, ed è possibilissimo che Lisa avesse avuto tra le mani il libro di Lasson, che non è poi un indimenticabile capolavoro, un decennio prima di scrivere il suo libro, e che se ne sia dimenticata al momento della stesura del suo testo.

A questo proposito vorrei ricordare a tutti i colleghi quanto è abitualmente scarsa la bibliografia indicata in calce ai libri di astrologia, il ché non significa che l'autore non ha fatto buone letture, ma che le ha "internalizzate".

In questo settore dobbiamo imparare ancora molto dall'Accademia, tanto contestata e vituperata, che però ha l'abitudine di indicare in calce ad ogni opera una ricchissima bibliografia, a dimostrazione della preparazione dell'autore. Questa abitudine presso gli astrologi è quasi ignota, ed è quindi quantomeno sorprendente che proprio da questa categoria provenga una critica così fasulla...Mi piacerebbe proprio sapere chi erano quegli "astrologi noti in tutta Italia" e da quale bibliografia le loro insigni opere sono corredate...

Non posso trascurare, infine, un ringraziamento e un affettuoso "brava!" a Maddalena Carioni che in "Lisetta nel mio ricordo..." ha testimoniato il suo sincero affetto e la sua devozione per l'amica sofferente che tutti ricordiamo con rimpianto, anche per la pubblicazione della bellissima filastrocca che Lisa aveva dedicato ai suoi bambini, dimostrando già allora la sua tempra di vera letterata.

Grazie, Maddalena, per quello che le hai saputo dare quando lei ne ha avuto più bisogno!

Anche se non ci siamo ancora incontrate, hai già il mio sincero affetto!

 

Rosanna Zerilli

Pubblicato sul numero 37 (gennaio 1999) di Ricerca '90

 

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