Bernardo Bertolucci
di Ciro Discepolo
Come avremmo potuto non occuparci, in questa sede, di un famoso regista che ha dedicato la sua ultima opera alla nostra cara affascinante capricciosa Luna? Soprattutto quando questi ha dimostrato di non vedere in lei il sasso luna degli antiastrologi, ma una presenza vicina, sensibile, toccante.
Forse Bertolucci non ha mai letto di astrologia e per questo non può conoscere gli attributi con cui la definiamo, ma certo egli non può sfuggire, essendo un uomo di cultura e soprattutto una natura permeabile, alla forza del messaggio archetipico che, come ha dimostrato Esther Harding ne I misteri della donna (Astrolabio), è addirittura abbagliante lungo il binario dei paralleli Luna-donna, Luna-madre, Luna-infanzia.
Dunque, se qualcuno volesse affermare che il mito Luna nulla ha a che fare con l'ultimo film del cineasta parmense, dovremmo almeno dissentire...
E che dire della "coincidenza" per cui il film ha iniziato a corporarsi proprio allorché Urano, il gran protagonista della scacchiera celeste, ha "toccato" la Luna natale del soggetto? Se non fossimo coscienti della vigile presenza di Piero Angela e Ugo Volli, pronti a sottoporci al pubblico ludibrio, grideremmo al miracolo, ovvero, più modestamente, faremmo notare la circostanza.
Esistono precedenti illustri di uomini di cultura che si sono occupati da vicino del nostro satellite: basti pensare agl'indimenticabili versi del Leopardi o a scritti del Goethe, che, per sua fortuna, non ha dovuto conoscere i nostri giorni, in cui terribili flagellatori di costumi gli avrebbero dato dell'imbecille per il suo amore dell'astrologia.
Ma anche se l'argomento è assai stimolante, non intendiamo occuparci qui di La Luna di Bertolucci, quanto di Bertolucci stesso.
Partiamo dall'oroscopo: è calcolato per le ore 19.25 del 16 marzo 1941, a Parma, ossia per il tempo e il luogo della sua nascita. In esso notiamo, innanzitutto, dei forti valori Pesci (Mercurio, Venere, Sole e dominante Nettuno), contrapposti ad altrettanto forti valori Bilancia: l'Ascendente è da considerarsi in questo segno in quanto la prima Casa lo occupa quasi per intero e il Sole congiunto al Discendente è cosignificante alla Bilancia.
Già questo nucleo di elementi emergenti, unitamente agli aspetti armonici tra i luminari e Venere, è un significatore evidente di una delle principali caratteristiche del soggetto: la tendenza a smussare, ad evitare le contrapposizioni violente.
Parlando delle identità con Pasolini, attribuitegli a proposito di La commare secca, che segnò il suo esordio ufficiale come regista nel 1962, egli dice: "Io mi accosto alle cose con maggiore dolcezza, non le vedo soltanto di fronte, cerco di girarci intorno".
La cosa può sembrare, a prima vista, paradossale, se si considera l'urto di alcune sue opere tra cui, prima fra tutte per risonanza scandalistica, Ultimo tango a Parigi, ma una disamina più attenta del personaggio permette un giudizio tendenzialmente obiettivo al riguardo.
I temi cosiddetti dissacratori, che puntellano qua e là la sua produzione artistica, costituiscono un tessuto puramente contenutistico, in senso politico e culturale vario, della sua filmogra-fia e nulla hanno a che vedere con Bertolucci uomo, che nella vita è una persona essenzial-mente conciliante, gentile. Il suo viso, pieno e ruspante, è illuminante al riguardo, e ben esprime la sensualità-indolenza dei valori pescini.
Di lui dice Enzo Biagi: "... ha la facciona leale e chiara di un garzone delle mie parti, ma cresciuto in una casa dove dalla cantina sale odore di parmigiano e di mosto, però in biblioteca c'è la collezione della Pléiade...".
L'ambiguità emergente tra Bertolucci autore e Bertolucci uomo può spiegarsi se si analizza la dissonanza esistente tra le sue aspirazioni di fondo e quelle che l'ambiente socio-economico-culturale in cui ha vissuto gli hanno suggerito come modelli.
Sul primo punto vi è da dire che la sua è una natura prevalentemente sognatrice-poetica: nel 1962 vinse a Viareggio il premio Opera Prima per un libretto di poesie, e, a proposito della sua opera, dichiarò: "Per me il cinema è anzitutto poesia".
Sul disagio, invece, che lo ha visto crescere in un ambiente di cultura in un periodo difficile, egli osserva: "... una generazione [la mia n.d.r.] troppo giovane per la resistenza, per il dopoguerra, per il neorealismo, per l'engagement, e troppo vecchia per una cultura tecnologica o per la grande esplosione giovanile del '68; una generazione, insomma, stretta tra un magistero al passato ed un apprendistato al futuro; una generazione ambigua per forza".
Prima il padre Attilio, famoso poeta, poi Pasolini, furono, nella sua età più verde, due figure guida che certamente lo hanno condizionato in grande misura, a prezzo di forti disagi, come suggerisce la posizione di Marte in quarta Casa natale.
In effetti, si tratta di un Marte meravigliosamente piazzato, ma che comunque esprime, oltre alla carica positiva ch'egli ha recepito da entrambe le figure di stampo paterno, anche una tensione con le stesse, tensione dovuta appunto, secondo noi, al conseguente blocco della parte più poetica che è in lui e che è costretta a venire a patti con una dovuta coerenza politica, culturale, tematica, ecc.
La forte presenza paterna nei suoi film ci è confermata dal critico Francesco Casetti, che ha curato, per le Edizioni "La Nuova Italia", un ritratto critico del personaggio.
Sull'altro fronte, troviamo i valori Pesci e soprattutto un forte Nettuno ad illuminarci. Nettuno, come si vede dalla mappa del cielo di nascita, ha un ruolo primario nella sua vita. Allo stesso è giusto far risalire per prima la mancanza di tematica globale, che in Bertolucci sembra andare di pari passo con la sensibilità immaginativo-poetica.
Commenta Casetti: "Non una mossa sembra replicata, non una battuta ripetuta" e ci sottolinea le enormi differenze di forma e di contenuto che contraddistinguono i suoi film tra loro stessi. E ci sarebbe davvero da meravigliarsi se egli, con un Nettuno così forte nel proprio tema, seguisse una linea precisa di azione, un cliché metodologico.
Ma Nettuno è anche la sensibilità a fior di pelle, la poesia, il fascino delle suggestioni. Il film La Luna è nato da un ricordo affiorato dall'infanzia, una scena brevissima: lui, in una sera d'estate, che viene portato in bicicletta dalla madre il cui volto appare agli occhi del bambino accanto a quello della luna luminosissima, in un'immagine assai suggestiva.
Nettuno è ancora la droga che fa da protagonista nel suo ultimo film e che potrebbe essere destinata anche ad avere un ruolo nella vita di Bertolucci stesso, in momenti poco rosei della sua vita futura.
Tale timore è giustificato dalla pesante opposizione Sole-Nettuno sull'orizzonte del cielo natale, indice di grossi problemi psicologici per il nostro, che risulta così assai più esposto di quanto sembri.
Paure di vario genere covano in lui e tra queste, probabilmente, c'è quella della morte (Saturno e Giove in ottava Casa, opposti alla Luna).
È ancora il critico Casetti ad illuminarci al riguardo: "... sono molte le circostanze nel cinema di Bertolucci in cui la morte gioca un ruolo cruciale...".
Sono forse queste paure che spinsero il soggetto, anni fa, a sottoporsi all'analisi del profondo. Fu un'esperienza importante per lui, con la scoperta di Freud, tanto che oggi i suoi film non possono leggersi se si prescinde dall'ottica freudiana, oltre che marxista.
Commentando la sua Luna, Moravia dice in proposito: "In questo film di Bernardo Bertolucci la psicanalisi fornisce la struttura della vicenda in maniera del tutto legittima, checché ne dicano certi critici che ancora oggi Freud infastidisce...".
Il commento appena riportato ci porta ad un altro capitolo importante del personaggio Bertolucci: quello relativo al suo lavoro, alla critica, alle critiche e agli osanna. Forse nessun regista ha mai raccolto come lui tanti pareri discordanti tra loro. Ogni suo film ha diviso nettamente in due critici e pubblico. Hanno scritto meraviglie di lui, ma gli hanno anche consigliato di cambiare mestiere. In America i suoi film si studiano all'università, ma contemporaneamente viene vietata la programmazione del suo Ultimo tango a Parigi e se ne consente la visione solo nel circuito speciale hard-core.
Taluni lo premiano, altri lo insultano. All'estero è generalmente considerato un genio, qui in Italia viene per lo più stroncato dalla critica. Natalia Ginzburg scrive sul Corriere della Sera, a proposito dei suoi film: "... li trovo dei film ambiziosi, falsi, vuoti e morti... Essendo Bernardo Bertolucci ancora assai giovane, non è per nulla da escludere che domani possa fare dei bei film...".
Quest'uomo, che a nove anni sapeva tutto del cinema di Chaplin, Clair, Murnau, oggi è osannato, celebrato, vilipeso, censurato, tutto allo stesso tempo.
Può perfino vantare un primato: è l'unico autore di fama internazionale a cui la legge italiana ha condannato al rogo un'opera. Come si ricorderà si trattò di Ultimo tango a Parigi, fatto bruciare dal giudice e di cui si riuscì a salvare soltanto una copia per intervento dell'ex presidente della repubblica, in seguito a domanda di grazia dello stesso regista.
Venere, in splendida posizione in Casa sesta, signora della nona, spiega sia il successo all'estero del suo lavoro, sia la relativa fortuna che nel bilancio complessivo ha accompagnato la sua attività. Non bisogna dimenticare che tanti suoi colleghi, pur bravi ma con astri meno favorevoli, sono arrivati ad un parziale successo dopo molti più anni di lui.
Ma nella 6ª Casa radicale vi è anche Mercurio, che è il signore della 12ª, e ciò, unitamente ai valori Pesci, chiarisce il clima di persecuzione di cui è stato spesso fatto oggetto: ha collezionato, tra l'altro, un gran numero di querele, perfino per maltrattamenti alle rane, delitto di cui si sarebbe macchiato durante la lavorazione di Novecento.
Accuse ne ha ricevute per tutti i motivi possibili e ne continua a ricevere. Per esempio, quando si è sposato il 16 dicembre '78 con la sua compagna Clare Peploe, gli è stata rinfacciata la sua dichiarata avversione al matrimonio, sbandierata per anni e anni. Ma i critici ignoravano che quando ha compiuto il passo era ancora "sotto" il transito di Urano sulla Luna natale...
Gli si rinfaccia anche di essere iscritto al PCI e di trattare temi borghesi, oltreché di essere lui stesso un borghese. A questo il nostro risponde con spirito, in un'autocritica scherzosa, inserendo nel suo ultimo film la figura del comunista pieno di soldi (Renato Salvatori), che con la Bmw e il Rolex d'oro massiccio al polso se ne va in giro parlando con entusiasmo del premier cubano e chiamandolo Fidel come se fosse suo fratello.
È stato criticato perfino per un eccessivo estetismo per cui "anche l'ultima delle comparse è sempre allineata".
Conscio o no dei suoi valori Bilancia, Bertolucci risponde: "Eh beh, ora siamo abituati ad un cinema così sciatto, in Italia, così al di sotto del livello professionale, che se si vedono delle masse in qualche modo dirette, subito si parla di estetismo. Ebbene, forse io sono un esteta".
Le critiche però, si sa, sono commisurate al prestigio di un uomo e, al di là di ogni commento in proposito, vorremmo concludere notando la lungimiranza di Attilio Bertolucci che, in una sua poesia di tanti anni fa, riferendosi al figlio, scrisse: "Bernardo che ha le gambe lunghe".
Ciro Discepolo
Tratto dal libro Da Costanzo a Nilde Jotti, edizioni Ricerca '90, 1992