Piero Chiara
di Ciro Discepolo
Piero Chiara col suo Nettuno congiunto all'Ascendente (in Cancro), è un navigatore: un navigatore di lago che, al gusto di lasciarsi andare, del tagliare l'acqua con la prua del suo cutter sospinto da un vento deciso, contrappone il celato desiderio di inscriversi in quelle acque divenute quadrato intorno a lui, per farne una barriera tra lui e il mondo. Nei suoi romanzi vi è sempre la sua Luino, sulla sponda orientale del lago Maggiore, dalle acque a volte ferme e a volte in tempesta, una barca e un uomo che ci vive sopra, tra una sponda e un'altra, cavalcando l'onda dell'attesa e lasciandosi portare dal vento della rinuncia. In uno in particolare, La stanza del vescovo, scopriamo il fascino del "mistero Chiara" : il lago è per lui un'isola alla rovescia. Le sponde segnano infatti il confine con il mondo, al di là del quale non è più possibile respirare la tranquillante atmosfera di quell'utero della natura che lega a sé, attraverso il cordone ombelicale dei valori cancerini e di una Luna in quarta Casa, indissolubilmente e per sempre, l'anima dello scrittore contemporaneo più popolare in Italia.
Come il protagonista del suo romanzo, Piero Chiara ha scorrazzato in lungo e in largo per quelle acque, apparentemente per recuperare i giorni di gioventù levatigli dalla guerra, ma in realtà per paura di affrontare il mondo, in un tentativo infantile di prolungare l'osmosi con il ventre materno che è rappresentato dalle sponde del suo primo lago. A bordo della Tinca egli ha incrociato tante volte le ville che furono un tempo di personaggi famosi, come quella di Massimo d'Azeglio e ha respirato la consolante aria di casa sua, persasi per sempre tra gli anni trenta e cinquanta, nei veniali peccati di provincia, in rarefatte atmosfere di intrighi e di denaro, in serate trascorse al Metropole, con gli altri "balordi", a giocare a biliardo, a poker, a chemin de fer, bevendo Barbera e aspettando non si sa cosa e non si sa quando.
Tre elementi del suo cielo natale (è nato a Luino il 23 marzo 1913, alle ore 12 circa) si sposano più di ogni altro con la tematica della sua vita, che è anche la tematica della sua narrativa : l'Ascendente Cancro, la Luna in Bilancia (in quarta Casa), e la dominante Nettuno all'Ascendente. Le conferme sono dovunque : " ... Sono un uomo che mangia pane e pastasciutta, che beve Barbera e gioca a carte; e che poi ricorda e racconta tutto questo con un po' di ironia e un po' di nostalgia"; "...Se tornando a casa non mi trova, si avvilisce. Così son sempre pronta ad aspettarlo. È un uomo che ha bisogno di essere molto coccolato", dice la moglie; " ... Basta che mi mandino a mangiare alle 13.15 in punto e alle 20.15 in punto ... ". Da anni ha smesso di navigare e trascorre le sue giornate a casa (un'altra cittadella), per poi andare la sera in osteria a bersi un quarto di vino con un amico: l'impronta domestica di quest'uomo non potrebbe essere più forte. Anche nella morale, volontaria o involontaria, dei suoi romanzi, si coglie una fortissima matrice cancerina. Per esempio in Il cappotto di astrakan tutta la storia sembra voler dire: se si vive in casa propria non si corrono rischi.
Il suo narrare è una strana commistione alchemica di fantasia (davvero eccezionale per quantità e qualità), ricordi del passato, nostalgie, intrighi, sesso, spaccati variopinti e caleidoscopici della vita di provincia. Una ricetta indovinata che crea un sicuro feeling tra lui e il lettore, feeling che gli ha recato un successo eccezionale e meritato. Piero Chiara è uno scrittore crepuscolare essendo un cancerino-nettuniano. È crepuscolare perché ha iniziato tardi a scrivere, intorno ai cinquant'anni, perché il suo mondo è quello a cavallo dell'ultima guerra, perché ne parla con un filo di tristezza.
Si è detto degli intrighi e del sesso: essi danno alla piacevolissima lettura di ogni suo romanzo anche quella quota di mordente che cattura chi si avventura nei meandri delle sue storie piene di colore: Il piatto piange, La spartizione (da cui il film Venga a prendere il caffè da noi), Il balordo, L'uomo al cianuro, I giovedì della signora Giulia, Il pretore di Cuvio, La stanza del vescovo, Le corna del diavolo, e altre. Sesso e intrigo sono nella doppia quadratura che Plutone conferisce dalla dodicesima Casa, al Sole e al Medio Cielo. Sono valori questi che inducono a vedere la vita in modo un po' contorto.
Probabilmente il personaggio che esprime meglio questo lato caratteriale, tra quelli dei suoi romanzi, è Caterina nel libro Una spina nel cuore. Caterina è una ragazza al tempo stesso candida e perversa, una fragile creatura di provincia di cui si scoprirà un passato torbido di tradimenti e tradimenti. Il mistero della sua vita, lo struggersi del lettore tra un'identificazione in chiave apollinea o dionisiaca del personaggio, il tentativo di dividere il bene che è in lei rispetto al male, ricalcano l'anima dello scrittore, sollecitata e dai valori Ariete e Giove, dominante al Discendente (quest'ultimo emblema di tradizionalismo), e da quelli plutonici già detti. Leggendo i suoi scritti si penserebbe ad uno scapolo incallito che ha fermentato negli stravizi l'aspirazione al celibato. Invece è ammogliato, con una donna chioccia-mamma, lontanissima dai personaggi demonizzati dei suoi romanzi. E ciò lo si deve, evidentemente, al Giove congiunto al Discendente. Si tratta comunque della seconda moglie, cosa che autorizzerebbe a pensare ad una sua nascita un po' posteriore alle 12 (così Urano verrebbe a trovarsi in settima Casa).
Ciò non toglierebbe peso al ruolo di Mercurio che è in decima Casa, ricco di aspetti planetari, signore della terza, quella degli scritti. Vari fattori hanno concorso a fare di lui, ex cancelliere di tribunale, uno scrittore: il Mercurio appena citato, la grande fantasia (Nettuno), tanti ricordi (Cancro), un acutissimo senso dell'osservazione. Quest'ultimo punto merita delle considerazioni a parte. In verità ci saremmo aspettati, dopo aver letto con passione i suoi racconti e averne ammirato le sfumature osservative, di trovare un Mercurio in Scorpione o, tutt'al più, in Vergine (quando ancora non conoscevamo il segno solare). Invece esso è in Ariete e, a primo acchito, la cosa ci ha lasciati non poco perplessi. Ma solo a primo acchito. Questo Mercurio, così astrologicamente antistrategico, nel segno delle reazioni istintive, attinge linfa critica da altri elementi. Intanto occorre considerare l'orientamento psicologico del soggetto, la libido, che risente alquanto della quadratura tra il Sole e Plutone in dodicesima, quadratura che fa di Piero Chiara un potenziale osservatore di razza, con tendenza a imbrigliare le intemperanze del Mercurio arietino e a costringerlo alla riflessione. Poi vi sono i valori Cancro: anch'essi antistrategici, allo stato puro, ma suscettibili di un'inversione a 180 gradi in caso di compensazione. Ciò vuol dire che spesso il Cancro è un acutissimo osservatore, ma in quanto lo è diventato, non perché ne ha la stoffa. Poi c'è la vita vissuta. Tanti giorni trascorsi a solcare solitariamente le acque di un lago, nel silenzio profondo, insegnano a pensare e dunque a osservare. Anche il biliardo ha avuto il suo peso: studiando le sponde Chiara ha imparato a capire il carattere nascosto, i segreti più sottili della gente.
Un altro aspetto degno di considerazione è legato anch'esso alla dominante Nettuno. Si tratta di quel senso del fato che sembra trasparire tra le righe dei suoi romanzi in cui la fantasia scivola a briglia sciolta e che va a incorporarsi idealmente nella vicenda del protagonista di Il cappotto di astrakan, capitato "per caso" in un appartamento di Parigi dove aveva vissuto un suo sosia e che, sempre "per caso", diventa l'amante della donna di costui, conosciuta in un'altra zona della città (Parigi!).
Probabilmente è così che il narratore luinese tende a esprimere il misticismo che è in lui oppure, ma non lo sappiamo, egli ha delle convinzioni esoteriche fin qui sfuggite ai suoi commentatori.
Possibile che si debba parlare sempre e comunque di caso? Prendiamo ad esempio la pagina 112 del libro in oggetto e leggiamo un breve brano con cui Chiara fa descrivere a uno dei personaggi, Maurice, il sosia del protagonista : " ... non andava a dormire oltre le undici. Attaccatissimo a sua madre, non usciva quasi mai dopo cena". Ebbene, non si tratta forse di un Cancro? Nella prima parte del libro l'autore informava il lettore che Maurice era nato il 5 luglio!
Non sappiamo se l'ex svogliatissimo e ribelle ospite del collegio di Intra, in cui ripetè la terza elementare e da cui fu cacciato perché staccò con un sasso la mano della statua della Madonna, si intende di astrologia, ma sappiamo che il suo guardare dentro la vita, sua e degli altri, lo ha portato a due verità che certamente fanno parte del patrimonio della millenaria saggezza astrologica: cogliere i collegamenti e tenere conto dei tempi.
Con questo patrimonio nella stiva, a bordo della Tinca o di un'altra barca, con la vela gonfiata dall'inverna o da una brezza di mare, si possono solcare le acque di molti laghi.
Ciro Discepolo
Segue la lettera che lo scrittore inviò a Discepolo, dopo aver letto questo ritratto su Astra. Questa stessa lettera, con il consenso degli eredi di Piero Chiara, è stata pubblicata nel libro Come scoprire i segreti di un oroscopo, Albero editore.
Caro Discepolo,
da tempo dovevo scriverLe per ringraziarLa dell'oroscopo da Lei pubblicato recentemente. Volevo dirLe che, meglio di un critico letterario, Lei ha saputo leggere nei miei libri il mio carattere, le mie tendenze, i miei gusti, e quindi la sostanza vera di quell'arte narrativa che ho avuto in dono. L'aver colto, nel romanzo Una spina nel cuore, i dati più certi, è segno della Sua capacità di lettura. Infatti quel libro non solo è autobiografico in quanto racconta una mia vicenda, ma anche in quanto riproduce uno stato costante del mio carattere e, direi, delle mie sofferenze.
Ma quel che mi ha sorpreso di più nel Suo scritto, è la supposizione di una mia nascita "un po' posteriori alle dodici". In effetti, benché io dica solitamente d'essere nato il 23 marzo 1913 alle ore 12, sono nato, per la precisione, verso le 12 e mezza, almeno da quanto ho saputo da mio padre, che in attesa della mia nascita stava fuori dalla camera con l'orologio in mano.
Tutto il Suo scritto scintilla di intuizioni esatte, di deduzioni acute, ma soprattutto d'interesse umano e di umana simpatia. Gliene sono grato e desidererei annoverarLa tra i miei critici e più ancora tra i miei amici.
Le sarò grato se vorrà fornirmi il Suo indirizzo privato, al quale vorrei inviarLe un mio libretto stampato in poche copie per gli amici e, d'ora in poi, i miei libri, man mano che usciranno.
Accolga intanto, coi miei più vivi ringraziamenti, un cordialissimo saluto
Suo Piero Chiara
Varese, 27 gennaio 1982