Ernest Hemingway
di Ciro Discepolo
“L’uomo non è fatto per la sconfitta. L’uomo può essere ucciso, ma non sconfitto”. Sono le parole dell’anziano Santiago, il protagonista de Il vecchio e il mare, parole che meglio di tante altre esprimono il mondo di lotta, di competizione, di riscatto dal destino, di legge della giungla in cui si è mosso, ha operato e scritto il grande Hemingway. E sarà proprio tramite Old man and the sea che lo scrittore americano si guadagnerà, nel 1954, il premio Nobel per la letteratura. Il romanzo semplice e breve è intensissimo, dai toni altamente drammatici, ricco degli ingredienti principali della letteratura hemingwaiana: forza, competizione, lotta, sangue, violenza e morte. Il vecchio pescatore, uscito per l’ottantaquattresima volta di seguito senza pescare un solo vertebrato acquatico, s’imbatte in un enorme pesce, più grande della propria barca a vela che, agganciatosi al suo amo, lotterà tre giorni prima di essere ucciso dall’uomo. Questi non svilirà mai la dignità dell’animale e continuerà a considerarlo sempre una nobile creatura, durante tutta la lotta: “Vorrei poter dare da mangiare al pesce. È mio fratello. Ma devo ucciderlo e mantenermi forte per farlo”. E quando, quasi esausto, non sa se ce la farà a uscire vivo da quest’impresa: “Non ho mai visto nulla di grande e bello e calmo e nobile come te, fratello. Vieni a uccidermi. Non m’importa, chi sarà a uccidere l’altro”. Alla fine vincerà lui, ma il “destino”, come nella maggioranza dei suoi racconti e romanzi, gli sarà nemico: i pescecani attaccheranno e divoreranno la carcassa del suo pesce ed egli tornerà da questa straordinaria avventura recando con sé solamente uno scheletro. La vita per Ernest Hemingway è una plaza de toros, un’arena per gladiatori dove sangue polvere e morte si mescolano all’albagìa del mezzogiorno e dove all’uomo non è dato che battersi. L’immagine di questa corrida è tutta inscritta nel Marte importante dell’oroscopo dello scrittore, in prima Casa e quadrato a Saturno. Leggendo i suoi libri non possiamo non pensare, comparandoli, agli scritti di Victor Hugo; per esempio L’uomo che ride, immenso scenario delle miserie umane, della lotta titanica degl’individui contro un destino onnipotente. Quel destino che avrebbe portato l’autore di Fiesta al suicidio. Hemingway scrisse per tutta la vita di armi, di ferimenti e di uccisioni. Il 2 luglio 1961 divenne protagonista di una delle sue storie e si sparò un colpo di fucile alla testa. Il suo fu un grande pessimismo cancerino, il pessimismo di un animo gentile che si accorge della legge che governa il mondo: “Homo homini lupus”, l’uomo è lupo all’uomo, l’uomo divora il suo simile, la competizione non è sport ma lotta per la sopravvivenza. Così la iena del racconto Le nevi del Chilimangiaro che fiutando la morte del cacciatore Harry reclama sinistramente la sua preda. La Luna dello scrittore americano era in Capricorno e la combinazione Cancro-Capricorno non è delle più felici. Basti pensare a Leopardi, altro campione di pessimismo. Il pessimismo di Hemingway, però, possiede qualcosa in più rispetto agli altri, contiene spessissimo la morte o, per lo meno, la violenza ed il sangue e questo, come detto prima, è certamente in rapporto al Marte in prima Casa. Ricordiamo che la stessa posizione l’avevano nell’oroscopo Ghandi, Moro, Pasolini, Grace Kelly e tanti altri personaggi passati alla storia anche per la loro morte violenta. Il quadro natale del soggetto è stato calcolato per il 21 luglio 1899, alle otto del mattino, a Oak Park (Chicago). Alcune fonti biografiche riportano il 1898 come anno di nascita, ma la data qui esaminata è stata confermata da varie fonti americane e italoamericane (un ringraziamento particolare va all’USIS presso il Consolato americano di Napoli). Inoltre, dall’esame dei due diversi oroscopi, studiati storicamente, appare evidente che la Luna deve trovarsi a circa dieci gradi in Capricorno. Questa Luna è in quinta Casa, opposta a Venere nel Cancro e ci descrive gl’innamoramenti e gli amori frustrati, come quello del protagonista dell’autobiografico Addio alle armi per la sua Catherine; amore che conobbe le emozioni della clandestinità delle stanze buie dell’ospedale militare americano di Milano, per poi vivere l’euforia di uno stupendo inverno svizzero e l’immancabile frustrazione della donna che diede un figlio morto al suo Henry. Hemingway si sposò quattro volte e per almeno tre fu infelice. Una Luna in quinta Casa, in Capricorno e opposta a Venere, corrisponde ad una Luna “saturnizzata”, penalizzata dal destino. E cosa ci può essere di più triste per un Cancro se non la vita sentimentale che non va? Sole in Cancro e Venere in Cancro sono il marchio di fabbrica di una straordinaria sensibilità, di un’anima inquieta, enormemente bisognosa di affetto. L’autore di Per chi suona la campana avrebbe voluto vivere in un mondo di pacifici vegetariani, con una grossa benda davanti agli occhi per non vedere l’orrore del mondo. E invece, nella sua vita, fu molte volte in Africa a contatto con le belve e con gli uomini più sanguinari delle belve e fu alle corride in Spagna e dovunque c’era guerra e morte, lotta e sangue, dolore ed orrore. Anche il suo racconto Breve la vita felice di Francis Macomber ha come scenario l’Africa dei leoni feriti e feroci, dei cacciatori ingiusti e paurosi, dell’adulterio consumato secondo le leggi della giungla, dell’omicidio apparentemente accidentale e invece asservito ad uno scopo meschino. Questo stesso mondo di ingiustizia e cattiveria, di lotte e di sconfitte, che ha come comune denominatore il “destino crudele”, lo ritroviamo sostanzialmente in tutta la sua produzione letteraria, dai Quarantanove racconti a Morte nel pomeriggio del 1932. È la tematica chiarissima che emerge nel breve racconto La capitale del mondo in cui il ragazzo Paco resta accoltellato a morte simulando una corrida. Ecco, per Hemingway la vita è senz’altro una corrida e, al contrario del grande Eduardo, il nostro riteneva che la “nuttata” non sarebbe mai passata e che solo il pietoso velo della morte avrebbe coperto quella grande piazza di dolore che è la vita. Gli psichiatri, oggi, saprebbero come combattere la depressione dello scrittore. Con un po’ di benzedrina o qualcosa di simile sarebbero stati in grado di fargli vedere il mondo meno grigio, ma se questo ci avesse privato dei suoi capolavori, allora diciamo: “Viva la depressione!”. Questa stessa depressione, però, lo ha anche ucciso ed i transiti di quell’avvenimento lo testimoniano. Plutone era congiunto all’Ascendente e così anche Marte (2° in Vergine); Giove dava opposizione al Sole e Saturno era sesquiquadrato all’Ascendente ed opposto al Sole; Urano, a 23 gradi nel Leone, era su Mercurio radicale, in sesquiquadrato alla Luna. Ancora una volta viene fuori, con prepotenza, l’aspetto di 135 gradi che molti colleghi insistono ad ignorare e che a mio avviso è importantissimo, al pari del semiquadrato. La scuola tedesca, ma anche quella americana, occorre ricordarlo, utilizza moltissimo questi aspetti, mentre dà uno scarsissimo peso al sestile e nessun peso al semisestile. La mia pratica personale mi fa essere del tutto d’accordo con questa impostazione. Tornando al nostro autore occorre ricordare due “circostanze significative” che accompagnarono la stesura e l’uscita di Addio alle armi. Mentre Hemingway scriveva il libro suo padre si uccise (Saturno in quarta Casa opposto a Plutone e quadrato a Marte) e quando il romanzo vide la luce, lo stesso giorno, ci fu il grande crollo alla borsa americana. Anche qui mi piace ricordare, gettando un ponte di ideale identità, le parole di Eduardo: “La guerra non è finita, non è finito niente”. La tematica di Addio alle armi è particolarmente significativa ed espressiva del pensiero hemingwaiano: l’amore che si contrappone all’assurdità della guerra, delle distruzioni, della morte. E poi la fuga dei due protagonisti in Svizzera, paese visto come un’isola, un’oasi di sicurezza. Quello dell’isola è un argomento caro agli uomini Cancro, vedi il regista Bergman e la sua estremamente nordica isola o Piero Chiara ne La stanza del vescovo (il lago è un’isola alla rovescia nelle cui acque si “nasconde” il protagonista per sfuggire le insidie del mondo rappresentate dai bordi della terraferma).
Ma parliamo, adesso, dell’Hemingway scrittore. Notate, innanzitutto, la presenza di Giove in terza Casa che pur essendo in Scorpione e quadrato al Sole ha così fortemente inciso nella sua produzione e nei sui successi letterari. Molti, leggendolo, hanno l’impressione di scoprire una prosa grezza e incolta, ispirata certamente dai valori Vergine-Capricorno, valori di “frugalità”, di essenzialità. Ma il critico Agostino Lombardo scrive al riguardo: “Prosa controllata e consapevole, colta e persino preziosa”. Ernest Hemingway, però, non si fa amare per la forma, ma per la sostanza dei suoi romanzi, perché da Cancro tocca fino in fondo al cuore i lettori, li coinvolge, li rende partecipi dei drammi umani dei suoi personaggi, non permette l’astrazione e comanda l’emozione. Egli non è stato il più grande scrittore di tutti i tempi, ma un fantastico protagonista del nostro mondo, “un mondo feroce e violento, senza fede e senza amore, dove l’uomo cerca di aggrapparsi a qualche punto fermo appassionatamente e vanamente cercato”.
Ciro Discepolo
Tratto dal libro Come scoprire i segreti di un oroscopo, editoriale Albero, 1988.
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